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Da Cuba a Capo

Scivola Cuba come le saponette che il suo pueblo mendica tra le strade malconce dell’Havana, tra i palazzi colorati e coloniali, tra colonne e portoni, luci e ombre, tra quei palazzi e terrazzi sghembi e irrisolti e quelli invece da cartolina che hanno i colori dei pastelli dei bambini: giallo limone, rosa fragola, verde menta, azzurro cielo e così via …

Ha la forma di un coccodrillo Cuba, una punta all’estremità da un lato, una dall’altro, testa e coda, 4.000 km quadrati, io ne ho fatti 4.000  in 15 giorni, in 14 persone e sono tanti e sono pochi allo stesso tempo, le persone, i giorni e le distanze intendo, e 13 valigie, una è svanita come in gioco di magia in una strada buia della capitale appena arrivati, come un avvertimento a non fidarsi troppo, come un battesimo del fuoco destinato ai villeggianti di passaggio

 E’ verde Cuba, di un verde sconfinato, da poster, da quadro, da veduta aerea. E’ immensamente verde e rigogliosa e vive del suo verde, delle sue piantagioni: zucchero, cacao, ortaggi, frutta, riso, banane. E tutto quel verde ti stordisce e ti avvolge, ti mette davanti te stesso, con i piedi per terra nella terra, nella Sierra Maestra, in quel groviglio di sentieri, rifugio del Comandante, eroe affascinante, rivoluzionario errante

Balla e canta Cuba, canta di un sogno di rivoluzione che ha il sapore di un amore romantico, utopico, destinato a infrangersi come fa il Malecòn contro gli scogli del lungomare che a vederlo bene è sporco, inquinato, così come gli ideali di un’eguaglianza socialista, nessun ricco, nessuna proprietà privata, uno stato che è di tutti ma prigioniero di se stesso, prigioniero dei suoi confini così lontani così vicini

Ti avvolge Cuba come il serpente da cui mi sono lasciata inconsapevolmente cingere, bendata, affidata, sorpresa e sospesa

Ti mette alla prova Cuba e te ne fa provare tante, ti mette davanti il tempo e te lo stravolge, lunghissimo e brevissimo, non c’è tempo di pensare se non nei lunghi chilometri da macinare

Ti isola Cuba, da brava isola fa il suo dovere, lei così ferma anche se ha il ritmo nel sangue, lei così magnificamente decadente, lei che ti avvolge in una nuvola di sigaro, lei che ti strizza gli occhi e le papille in un dolce veleno al sapore di rhum

Ti spoglia Cuba di quello che credevi di sapere, dei tuoi abiti puliti e stirati

Ti contamina Cuba di un’allegria amara

 Ti rivela Cuba quello che non credevi di sapere

Ti fa innamorare Cuba di un tempo che è stato e che è ancora, di cui speri abbia un giorno malinconia e che allo stesso tempo non vorresti vada via

Ti lascia con tanti perché Cuba e ti lascia tanti motivi per tornare, ti lascia con dei sospesi, con dei pesi, con delle voglie

Ti lascia molto e ti da altrettanto, ti fa inventare rimedi in piena notte, ti sale come una febbre, ti fa perdere e ritrovare, ti fa sentire qualcosa dentro, ti fa innamorare dell’illegale, di un legale dalla erre morbida e giramondo, ti fa sentire dall’altra parte del mondo ma allo stesso tempo a casa

Arrivederci  Cuba e cambia in fretta per rimanere te stessa, Hasta la Victoria Siempre!

 

 

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