Ma basta filosofeggiare perché che ci fanno due francesi e due napoletane una fredda sera di gennaio in una casa di un colto prof. universitario che gira sempre con un cappello a falda larga? Si raccontano in una babele di lingue (francese, italiano, napoletano) e le mischiano come l’impasto delle crepes che sarebbero passate alla storia come le peggiori mai mangiate, ma le due ospiti le mangiano per cortesia, per fame, le mangiano anche se no il pomodoro proprio non si versa direttamente dalla buatta come condimento senza cuocerlo, sì ho detto buatta, scatola in italiano, come si dice in francese? Boite… vedi le parole viaggiano ma la radice è comune, poi qui ci siete stati e ci avete dominati e ci avete lasciato i vostri suoni e noi li abbiamo riarrangiati a modo nostro poi veniamo tutti e quattro da città di mare.
Sì quel mare che ora interroghiamo nel freddo della notte che non è però mai uguale, quel mare che cerchiamo di illuminare con dei piccoli bengala avanzo del capodanno appena trascorso, candeline simboliche tirate fuori per festeggiare i 40 anni di I. e immortalate in un selfie maldestri in cui sorridiamo a quella sera, a quel momento, a quegli anni.
I Francesi pt.3
